Pubblicato in: Arte, Esposizioni ed Eventi

New Orleans, dove l'arte si rende utile

di Valentina 24 ottobre 2008

Credo che l’arte acquisti maggior peso, abbia un senso più profondo e sia ancor più apprezzabile quando “interagisce” col quotidiano. Ecco perché vi propongo alcuni stralci dell’intervista (pubblicata da Exibart.onpaper n. 52) a Dan Cameron, promotore di Prospect.1, la biennale di New Orleans, iniziativa artistica con scopo benefico. Come ricorderete, la città sulle rive del Mississippi fu devastata dall’uragano Katrina, uno dei più disastrosi mai verificatisi e che, oltre ai danni materiali, causò la morte di più di 1800 persone. La capitale del jazz è ancora in fase di rinascita e ricostruzione.

Nel 2007 lei ha fondato US Biennial Inc., il cui primo progetto sarà Prospect.1 New Orleans, e sempre nello stesso anno è stato nominato Director of Visual Arts del Contemporary Arts Center cittadino. Perché ha rivolto la sua attenzione a New Orleans nel dopo-Katrina?
Ho pensato che l’unico modo in cui potevo contribuire in maniera significativa alla ricostruzione e alla rinascita della città fosse su vasta scala. Quando agli inizi del 2006, a circa cinque mesi dall’uragano, ho visto l’entità del disastro, sono rimasto letteralmente scioccato. […] Ho pensato “se prendo una pala e inizio a scavare, non posso andare molto lontano, ma se penso a qualcosa in grande e coinvolgo altri…”. […] Non ero contento di come il mondo dell’arte stesse rispondendo all’emergenza, né tanto meno del Governo! A questo si è aggiunto il fatto che, notoriamente, New Orleans non rientrava nelle classiche rotte dell’arte, quindi la sfida mi sembrava perfetta. Ma la ragione principale è che, da ventuno anni, amo profondamente questa città.

New Orleans è conosciuta a livello internazionale per il Festival Jazz e per il Mardi Gras, ma anche per la tradizione culinaria e per la notevole architettura. In che modo questi elementi l’hanno ispirata?
Domanda difficile… Sembra scontata ma non lo è! Il concetto della mostra ha molto a che fare con quello delle biennali di fine Novecento, come quella di Istanbul. Non è previsto nessun nucleo espositivo centrale per Prospect.1: sarà la città stessa a diventare una galleria a cielo aperto. In questo senso, la biennale si rifà a un modello europeo ed è maggiormente connessa con l’architettura della città e la sua insolita topografia. Ma non posso negare che musica e cibo giochino un ruolo chiave: sono stati molti gli artisti che hanno iniziato la loro ricerca proprio dai piaceri che la città offre.

Come hanno reagito il pubblico e le autorità locali alla sua proposta?
L’amministrazione è stata incredibilmente aperta, anche se non aveva bene idea di cosa stessi parlando. […] Ho voluto porre l’accento su New Orleans affinché attraesse i suoi abitanti non solo per i temi trattati e i riferimenti alla città o al jazz, ma anche per le loro caratteristiche linguistiche. Tutto ciò, naturalmente, permetterà al resto del mondo di ammirare la regione della South Louisiana. La riprova di quanto questa terra entri nel cuore sta proprio nel fatto che sono state pochissime le persone che l’hanno abbandonata dopo l’uragano e soprattutto che questo il progetto è ben visto dai residenti. Inoltre, stiamo cercando di pianificare l’evento in modo che sia accessibile a tutti.

Attraverso quali iniziative?
Non faremo pagare neanche un biglietto di ingresso. A prescindere dal quartiere in cui ci si troverà, ci sarà sempre una sezione della mostra nelle vicinanze. Organizzeremo visite per le scuole. Inoltre il vernissage, previsto nel weekend tra il 30 ottobre e il 2 novembre, ha in programma moltissima musica di straordinaria qualità.

Prospect.1 pare incentrata particolarmente sul ruolo che l’arte riveste nella società contemporanea in relazione alla comunità e alla responsabilità sociale che ne deriva…
[…] La mia intenzione era aiutare New Orleans e, mano a mano che la sfida si faceva complicata, mi sono accorto che le mie idee, la mia esperienza e i miei interessi si sono “coalizzati” per arrivare al risultato finale. All’improvviso mi sono reso conto di abbracciare molto questioni teoriche, ad esempio su come l’arte possa giocare un ruolo nel rapporto con la comunità e quindi ridefinire la società. E che poi, a conti fatti, non c’è nulla di teorico ma tutto è estremamente vero e concreto, persino il turismo d’arte che spesso snobbiamo, considerandolo solo un’appendice, distinguendolo dal lavoro “serio” che facciamo noi… Ecco, in Prospect.1 è proprio il turista che “saves the day”, che fa la differenza insomma. Ci rivolgiamo a un turismo sofisticato e informato, che ami l’arte e l’architettura, ma che sappia anche di politica e che mostri una certa solidarietà per quello che New Orleans rappresenta sia prima che dopo Katrina. Ma non avrei mai pensato che il progetto più importante della mia carriera si fondasse sull’idea che l’arte possa far del bene. […] Non è così male pensare che le persone siano fondamentalmente buone o che l’arte possa esser d’aiuto. […].

La mostra durerà dal 30 ottobre al 19 gennaio 2009. Se qualcuno tra voi avrà la fortuna di trovarsi da quelle parti per Halloween, aspetto i vostri racconti!

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