Pubblicato in: Culture underground

Dalle bande del Bronxs ai graffitari della Fondazione Cartier

di Aldo 21 agosto 2009

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Approfitto di una segnalazione sulla pagina culturale de La Stampa che segnala la mostra di Street Art a Parigi

www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/arte

Per completare il discorso che facemmo a proposito di Banksy e che ha preso una piega interessante sul Forum di Marco Travaglio grazie anche all’apporto di un amico che non conosco dal nickname cianu ed i suoi contributi per illustrare Mueller e Beever (che io però collocherei nel filone dei madonnari)…

http://marcotravaglio.mastertopforum.net

Ma cominciamo dall’inizio: ci sono grandi murales in Brasile ed in Mexico, ma ciò che ha iniziato per così dire il graffito occidentale è stata una guerra tra bande del Bronxs dove giovani aggressivi lasciarono stare pistole e coltelli e invasero gli spazi delle bande rivali con i loro nick, le scritte tondeggianti dei fumetti, e qualche figura. I treni della metropolitana che partivano da lì tutti impiastricciati, facevano il giro della città portando scandalo. In Italia c’era la contestazione e qualche scritta di protesta cominciò a prendere forma di graffito americano. La Biennale di Venezia diede ad una sezione culturale del Partito Comunista un padiglione dove vennero proiettate diapositive con le scritte apparse sui muri di tutta la nazione.

Fu lì che ci accorgemmo di Banksy, il quale non partecipò alla Biennale ma invase le calli di Venezia con ombre di gente che orinava negli angoli, coppie che facevano l’amore nei sottoporteghi, ombre di gattini sperduti in ogni parte.

Oggi tre mostre internazionali (non dimentichiamo quella della fondazione Prada) ci dicono che il fenomeno è maturo per essere considerato espressione artistica. Perché come la Filosofia, l’Arte ha il dovere da una parte, di esplorare nuove frontiere, dall’altra di seguire pedissequamente la tradizione e questa Arte contemporanea che si barcamena tra gli obsoleti Warhol e Pollock, trova nuove strade nella Videoart, nel Photoshop e in questa scandalosa manifestazione del pensiero pop.

Con buona pace di Achille Bonito Oliva.

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Julian Beever Chalk Artist

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