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Cinema tradizionali in crisi, multisala pigliatutto

di mariagiovanna 13 ottobre 2008

Buio in sala. La sedia del vicino scricchiola, qualcuno tossisce, dalla cabina del proiezionista giunge il lieve fruscìo della pellicola che inizia a scorrere. Location, una città italiana. Una qualsiasi, scegliete voi. Siamo lì per vedere un film in lingua originale, o un cortometraggio, o ancora un film di quelli che non sbancano i botteghini. Siamo lì per celebrare, insieme ad altri riconoscenti e amareggiati aficionados, l’ultima ora e mezza di attività di un cinema tradizionale, uno dei tanti costretti a chiudere i battenti. Come non pensare a Rutger Hauer che, nei panni del replicante Roy Batty in Blade Runner, pronuncia la mitica battuta: “Ho visto cose che voi umani non potreste immaginare… navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione. E ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhauser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire…“.

Negli ultimi cinque anni, tra lo sconforto degli utenti, 316 cinema italiani hanno abbassato la saracinesca a tempo indeterminato.

Parola di Anec (Associazione Nazionale Esercenti Cinema). Non sapete perché, ma il vostro pensiero è corso repentinamente ai multisala che spuntano come funghi a destra e a manca? Fuochino… Nelle principali città dello Stivale, infatti, ma anche in provincia, alla morìa delle piccole, vecchie, spartane sale tradizionali è corrisposto l’aumento esponenziale di grandi multiplex dotati di ogni confort. Scippando la battuta a Ramón Rojo in Per un pugno di dollari, “Quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, quello con la pistola è un uomo morto“… Secondo voi, chi ce l’ha più corto (il ferro ovviamente, ma che avevate capito)?

In Italia la nascita di grandi strutture multisala sembra comportare inevitabilmente la cessazione di attività culturali che contribuiscono all’aggregazione sociale, alla vivacizzazione dei centri storici (ottimi ingredienti del tema sicurezza), alla diffusione di forme di cultura non di massa. Ma questo processo non è irreversibile: lasciamo che sia solo Rhett Butler a dire “Francamente me ne infischio”. A Bologna Comune e Anec hanno stretto un sodalizio per tutelare le piccole sale: agevolazioni fiscali ai gestori e parcheggi scontati per gli spettatori. Il risultato? Il centro storico non viene relegato a mera funzione commercial-abitativa e i cinefili che non hanno voglia di perdersi tra le dieci sale del multiplex possono continuare a frequentare l’amata, familiare saletta dove può capitare che, quando il gestore cambia le poltroncine, le metta in vendita.

… E chi non ha mai desiderato di avere in casa la seggiolina da cinema?

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