Nel futuro dell'editoria c'è il copyleft

di mariagiovanna 9 ottobre 2007

Tanti sono ormai gli scrittori, e purtroppo ancora poche le case editrici, che utilizzano il copyleft. Alla base del concetto di copyleft, inventato negli anni Ottanta dal ‘free software movement” di Richard Stallman, c’è quello di software libero: tutti possono adoperarlo ma nessuno se ne può impadronire, privatizzandolo, per ricavare del denaro sul risultato del lavoro di libere comunità di utenti. Nella carta stampata questo si traduce con la possibilità di fotocopiare o scaricare a piacimento l’opera di uno scrittore, che ha deciso di adottare la formula del copyleft, ma non con la possibilità di rivenderla o dichiararsene autore. Il collettivo Wu Ming, tra i primi ad imporre alle case editrici il copyleft, da sempre pubblica i suoi libri con la dicitura “E’ consentita la riproduzione, parziale o totale, dell’opera e la sua diffusione per via telematica a uso personale dei lettori, purché non a scopo commerciale”. Grazie a questa formula, libri come Q o 54 sono diventati ricercatissimi e, il loro formato cartaceo, scaricabile gratis da anni sul sito del collettivo, è arrivato anche alla dodicesime edizione e ha superato le duecentomila copie vendute. Il copyleft, infatti, consente ai lettori di non acquistare un libro a ‘scatola chiusa’ ma di poterne usufruire liberamente, magari leggendone solo alcune parti oppure consultandolo in modo non sequenziale. Questo però non esclude la vendita del libro nella versione stampata. Si pensi a quante volte si legge un libro e dopo lo si regala oppure se ne parla bene in giro diffondendone la conoscenza. In tutti questi casi, si contribuisce alla vendita del libro stampato dalla casa editrice a conferma del fatto che nell’editoria, più un’opera circola (in qualsiasi modo) e più vende. In questo modo, “come succede per il software libero e per l’Open Source, si concilia l’esigenza di un giusto compenso per il lavoro svolto da un autore (o più genericamente di un lavoratore della conoscenza) con la tutela della riproducibilità dell’opera (vale a dire del suo uso sociale). Si esalta il diritto d’autore deprimendo il copyright, alla faccia di chi crede che siano la stessa cosa” almeno secondo il Wu Ming pensiero.

Tra le realtà che adottano questa formula si può segnalare Alberto Gaffi editore, La Mondadori con il libro ‘La strategia dell’ariete dell’esemble narrativo Kai Zen (i suoi membri sono Jadel Andreetto, Bruno Fiorini, Guglielmo Pispisa, Aldo Soliani), gli autori presenti nella biblioteca di ‘Liber Liber’ (la guida ad Internet di Marco Calvo, Gino Roncaglia, Fabio Ciotti, Marco Zela è da più di dieci anni scaricabile gratuitamente )o la selezione di libri proposta da copyleft-italia.it.

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Una replica a “Nel futuro dell'editoria c'è il copyleft”

  1. manuela ha detto:

    Edizioni OMP
    casa editrice, no profit, in copyleft, che permette anche di scaricare gratuitamente ed integralmente i propri libri dal sito