La Straniera di Diana Gabaldon: quando un libro lascia il segno

di Sabrina 25 agosto 2011

… e dopo non sai più a che Santo votarti. Sfogli altre pagine stampate, ti metti d’impegno, inizi altre storie… niente, nulla ti soddisfa, ti prende, ti cattura, ti dà dipendenza come quel libro che hai appena terminato. Assurdo? Chi come me è un lettore accanito capisce perfettamente, perché almeno una volta nella vita si è innamorato di un libro. All’inizio è un colpo di fulmine (tutti gli amori nascono così) poi, mano a mano che sfogliamo le pagine con dita delicate e bramose, proprio come un amante sfiorerebbe l’oggetto dei propri desideri, questo amore diventa più profondo, sfaccettato, motivato. Non importa se è un saggio, o un giallo, o un thriller, o una raccolta di poesie, se le pagine sono ingiallite o satinate, se è in formato economico o rilegato: l’amore è incondizionato e cieco. Mi sono innamorata di lui quando meno me lo aspettavo; lui era lì, nella mia libreria, zitto, zitto: un acquisto casuale. Lo presi fra le mani perché non avevo niente di meglio e lui mi stregò, mi catturò, mi sedusse conquistandomi.

Il titolo? “The outlander” (“La Straniera”) di Diana Gabaldon. Primo volume di una lunga serie (circa 10.000 pagine di saga), ma che ha il pregio di essere autoconclusivo.

La Straniera

Diana Gabaldon nasce a Flagstaff, Arizona, l’11 gennaio 1952.

Laureata in zoologia e biologia marina dopo un Ph.D. in ecologia insegna per 12 anni all’Università (Center Enviromental Studies) prima di dedicarsi alla scrittura a tempo pieno. Nel frattempo fa la scrittrice free lance e negli anni ’70 scrive per la Walt Disney. Attualmente vive a Scottsdale, Arizona, con il marito, due grassi bassotti, due gatti e svariati animali selvatici ed è madre di tre figli adulti. Il romanzo che la rese popolare, “The outlander” appunto, fu scritto nel 1991 e riuscì a vendere solo negli Stati Uniti ben 12 milioni di copie.

Diana Gabaldon

Per realizzare l’intera saga, la Gabaldon svolse accurate ricerche in campo medico, storico-militare, botanico, con particolare attenzione alle leggende scozzesi e leggendo la sua opera ci si rende conto del grande lavoro e delle conoscenze meticolose che l’autrice ha acquisito per poter arrivare alla stesura del romanzo. Non facciamoci ingannare, “La straniera” non è solo una storia d’amore, è molto di più. Non è solo l’accuratezza storica e scientifica a fare di quest’opera una grande opera, c’è qualcosa di più che la rende indimenticabile: Outlander è un’emozione estrema, un tuffo in un mondo a parte. La trama è di una semplicità disarmante, quasi banale, se vogliamo.

1945. La statunitense Claire Randall è una giovane infermiera che si ricongiunge al marito Frank – storico – dopo la separazione forzata dovuta al secondo conflitto mondiale. Insieme decidono di regalarsi una seconda luna di miele nelle Highlands approfittando di alcune ricerche in campo storico che il marito vuole portare a termine. Durante una passeggiata solitaria la donna si imbatte in uno dei famosi cerchi di  pietra e come “per magia” viene catapultata nella Scozia del 1743. Sembra semplicistico dire “per magia”, al limite del romanzo rosa, ma non è così: vi sono implicazioni precise, attinenze e legami profondi con luoghi, date, situazioni e personaggi che entreranno a far parte dell’intera vicenda. Claire si ritrova, quindi, nel bel mezzo di una terra dilaniata dagli Inglesi e dai conflitti fra i Clan. Incontrerà il Clan McKenzie, i Fraser,  conoscerà Bonnie Prince Charles, verrà risucchiata dagli eventi storici che cambiarono il destino della splendida Scozia e non solo. Vivremo con lei la battaglia di Cullodeen dove il 16 aprile 1746 persero la vita centinaia di highlanders massacrati dagli inglesi, pietra miliare della storia scozzese e ne rimarremo irrimediabilmente affascinati e dolenti. (Cullodeen è una brulla distesa erbosa vicino ad Inverness meta di pellegrinaggi dove si trovano le molte lapidi recanti i nomi dei vari Clan che parteciparono alla battaglia).

Cullodeen - Inverness

Claire conoscerà la fierezza di un popolo e la quotidianità della vita nei castelli; con lei capiremo quali problemi pratici deve affrontare una persona del XXI secolo quando si ritrova a vivere senza le comodità del presente. Claire rimarrà affascinata, ma anche spaventata dagli usi e costumi dell’epoca perché bastava un niente per essere additata come strega e subirne tutte le conseguenze cioè una morte atroce. All’inizio desidererà con tutta se stessa tornare a casa, nel suo tempo, cosa quasi impossibile perché verrà travolta da una serie complicata di eventi storici di cui andrà a far parte… di cui già, forse, faceva parte. Ma soprattutto verrà travolta da qualcosa di ancora più grande: l’amore. Un amore che cambierà la sua vita, il suo presente, il suo passato ed il suo futuro.

L’incontro con Jamie Fraser, più giovane di lei, una sorta di gigante buono, quell’uomo che si incontra una sola volta nella vita o forse mai, metterà in dubbio ogni sua certezza ponendola al cospetto della scelta più difficile che avrebbe mai immaginato di dover prendere: tornare nel 1945 o restare con lui nel XVIII secolo.

Banale, mieloso? Assolutamente no.

Non voglio raccontare i dettagli,le avventure, i colpi di scena o l’evolversi intricato delle vicende, lascio lo spazio in bianco per permettere a chi vorrà di venirne personalmente a conoscenza. Invece voglio parlare dei protagonisti, per fugare eventuali scetticismi, perché essi non dotati di uno spessore caratteriale individuale non indifferente: entrambi saranno in grado di sopportare il carico degli eventi storici perché vivranno in prima persona la storia.

Claire. Non è la classica protagonista “rosa” ingenua, viziata e cerebrolesa. Tutt’altro. Claire è dotata di un’intelligenza acuta e sa perfettamente quello che vuole. E’ una donna moderna, forte, autonoma che non racconta balle a se stessa e men che meno a chi le sta accanto. Ho amato Claire per la sua ironia ed il suo coraggio che va oltre ogni immaginazione, perché è il coraggio l’ingrediente che le serve per adattarsi al contesto storico in cui si trova catapultata: un mondo crudele e violento che a volte nella narrazione da rizzare i capelli sulla nuca con i suoi colpi di scena, con il suo mistero e le descrizioni delle battaglie, dei feriti, dell’orrore della malattia e della morte, o della tortura. Claire riuscirà a superare tutto questo e ne uscirà arricchita nell’anima e nel cuore.

Poi c’è Jamie… beh, è una figura così imperfetta ed incredibilmente bella che andrà ad occupare un posto privilegiato nel nostro cuore.

Jamie è bello, attraente, intelligente, buono, disarmante. Ma soprattutto è cocciuto, accentratore, irascibile, individualista, rigido, viene voglia di prenderlo a schiaffi spesso e volentieri… e poi diventa comprensivo, affettuoso, sensuale, carismatico. James Fraser è un capo per natura, il capo di un clan scozzese per la precisione, con tutte le implicazioni che questo comporta in termini di parità in un rapporto di coppia con una donna del XX secolo.

Jamie sarà forte, ma non sempre, a tratti sarà ingenuo perché più giovane di lei; comunque sarà disposto ad ogni tipo di punizione e sacrificio per la donna che ama e per la sua Scozia. Mai mi è capitato di incontrare una figura maschile così malamente malmenata infinite volte ed altrettante volte rimessa in sesto non tanto da altri quanto da se stesso.

Ed infine c’è Jack Randall, antenato di Frank il marito di Claire, così spaventosamente somigliante al suo discendente. Jack è un capitano inglese ed è spietato, inquietante, depravato, cinico, calcolatore. E’ talmente malvagio che non solo l’ho detestato, ma ogni qualvolta lo incontravo fra le pagine del libro ho provato per lui un odio talmente profondo da condizionare la mia quotidianità. Jack Randall è talmente reale nella sua viscida cattiveria che non può non richiamare alla memoria personaggi storici realmente esistiti e che hanno purtroppo lasciato il segno nell’umanità.

Questi sono solo i personaggi principali, ve ne sono molti altri che non si possono definire comunque secondari in quanto così magistralmente disegnati e fondamentali per l’evolversi degli eventi da lasciare a bocca aperta. Così come mi hanno lasciato a bocca aperta la struggente delicatezza di certi momenti e la crudezza di altri perché in La straniera c’è tutto: sesso, altruismo, generosità e crudeltà. Negli altopiani selvaggi e desolati delle splendide Highlands, tra streghe, inquisitori, laird, tra intrighi politici e battaglie c’è amore e vita. Claire e Jamie metteranno a rischio la propria esistenza e lei dovrà scegliere tra due uomini e due destini.

Se banchi di nebbia, cieli plumbei, castelli, lochs e distese di erica vi hanno sempre incantato, se la Scozia e le sue leggende, se quel popolo fiero, ruvido, malinconico occupano un posto particolare nel vostro cuore non potete fare a meno di questo libro; riderete, piangerete, odierete ed amerete ogni singola parola, ogni singola virgola.

“Muovendosi senza fretta, Randall si chinò per prendere delicatamente un chiodo dal cestino di vimini. Ne posizionò con cura la punta e poi abbassò il martello, inchiodando la mano sinistra di Jamie al tavolo con quattro solidi colpi. Le dita rotte si contrassero e poi si irrigidirono come le zampe di un ragno fissato con uno spillo al cartoncino di un collezionista. Jamie emise un gemito, gli occhi spalancati e vuoti per lo shock. Randall ripose il martello. Prese in mano il mento di Jamie e gli sollevò il viso. “Ora baciami”, disse dolcemente, e abbassò la testa verso la bocca che non opponeva resistenza. Quando alzò di nuovo la testa, Randall aveva sul volto un’espressione sognante, gli occhi gentili e remoti, le labbra increspate in un sorriso. Una volta avevo amato un sorriso simile, e quegli occhi trasognati mi avevano fatto fremere di eccitazione. Ora mi disgustavano”.

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